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L’idea di dare vita ad un gruppo costituito da sole pive emiliane, nasce nel 2005 a Nonantola in provincia di Modena allorquando Fabio Bonvicini, Ferdinando Gatti, Marco Mainini, Gino Pennica, Alessandro Serafini, Marcello Tioli e Fabio Vetro con il semplice intento di suonare insieme seguendo un sentiero comune. Sebbene la trasmissione della piva come strumento tradizionale si sia interrotta con la morte dei vecchi suonatori, questo gruppo di musicisti modenesi ha intrapreso un percorso di ricerca attraverso brani antichi risalenti addirittura al Rinascimento e al Barocco, e così lentamente ha dato vita ad un proprio repertorio che unisse la ricerca sulle fonti popolari dell’Appennino Tosco-Emiliano con quelle storiche di vera e propria archeologia musicale. Nasce così l’idea di Pivenelsacco, un gruppo di sole pive, a cui di tanto in tanto si accompagna l’uso di percussioni e strumenti come l’arpa celtica, la chitarra, l'organetto. Riemerge dall’oblio, dunque, la piva emiliana, che ritrova con questo disco il suo posto all’interno della grande famiglia europea delle cornamuse. Negli ultimi anni le ricerche del gruppo si sono indirizzate verso gli antichi balli staccati emiliani e verso il repertorio del Cinquecento e Seicento italiano, antichi progenitori e baluardi di antichità ancora presenti nei balli tradizionali. Il risultato di questo intenso e rigoroso percorso di ricerche compiuto da Pivenelsacco è Cento Rami, Musiche Colte e Popolari per le pive Emiliane, un disco che ci consente di riannodare i fili di un tempo dimenticato, lasciandoci scoprire l’originale bellezza e il fascino di gighe, bergamasche, spagnolette e furlane. Le polifonie dei brani classici hanno consentito inaspettati intrecci di voci e strumenti che all’unisono danno vita a splendidi spaccati spazio/tempo nei quali l’ascoltatore potrà tuffarsi scoprendo il fascino e lo sfarzo delle corti italiane del rinascimento. Ad aprire il disco è una giga piacentina, che funge da prologo ed introduzione per i due spagnoletti di Cesare Negri, compositore vissuto tra il 1536 e il 1605, i quali ci avviano ad un viaggio spettacolare in cui si apprezzano lo splendido adattamento della Sonata n.10 in Fa Maggiore di Arcagelo Corelli, il tradizionale inglese Edi Beo Thu, una sontuosa Pastorale cinquecentesca ma soprattutto l’Italiana di Vincenzo Galilei, padre del più celebre Galileo, che fu tra i più stimati musicisti del Rinascimento. Non mancano canti tradizionali appenninici come Quando Andrai In Maremma che racconta le difficoltà dei contadini che si spostavano dalla dorsale Appenninica nelle campagne toscane, le due bergamasche di Gasparo Zannelli e Suite di Pive di Joan Ambrosio Dalza, altri due importanti esempi di musica da ballo cinquecentesca. Ad essere protagoniste della scena sono sempre le pive emiliane, che ora suonando all’unisono, ora dialogando tra loro ricreano uno scenario senza tempo nel quale la musica da ballo diventa una porta temporale con un passato lontano e di cui Pivenelsacco ha recuperato l’anima più profonda.
Salvatore Esposito
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RECOMMENDED BLOGFOOLK! The idea to give life to a group that consists only of Emilian bagpipes was born in 2005 in Nonantola, a province of Modena, when Fabio Bonvicini, Ferdinando Gatti, Marco Mainini, Gino Pennica, Alessandro Serafini, Marcello Tioli, and Fabio Vetro had the simple intent to play together, following a common sound. Although the transmission of the bagpipes as a traditional instrument has stopped with the death of the old players, this group of Modenese musicians has embarked on a path of research through songs dating back to ancient Renaissance and Baroque. It slowly gave life to a repertoire that would combine research on folk sources from the Tuscan-Emilian Appenine with those of historical archeology of traditional music. So the idea of Pivenelsacco was born, a group of only bagpipes, and which is sometimes accompanied by percussion instruments, the celtic harp, the guitar, and the accordion. It emerges from oblivion therefore, the Emilian bagpipes that found its place in the large European family with this record. In recent years the research of the group have detached from the ancient Emialian dances and shifted towards the repertoire of the Five hundred and Six hundred Italian, ancient ancestors and bulwarks of antiquities that are still present in traditional dances. The result of this intense and rigorous path of the carried out research from Pivenelsacco is One Hundred Branches, Cult Music, and Popular for the Emilian bagpipes, a record that we renew acquaintance with the wres of a forgotten time, leaving us to discover the original beauty and the charm of the Spanish, Bergamese, and Friulian jigs. The polyphony of the classical pieces have allowed unexpected twists of voices and instruments in unison, creating a beautiful split of time and space in which the listener can dive into discovering the charm and splendor of the Italian courts of the Renaissance. The disc begins with a Piacenza-style tune, which serves as a prologue and introduction to Cesare Negri, a composer who lived between 1536 and 1605. It began with a spectacular journey that you appreciate the wonderful adaptation of “Sonata Number 10” in F Major Arcagelo Corelli, the traditional English Edi Beo Thu, sumptuous sixteenth century but also the Italian Ministry of Vincenzo Galilei, father of the famous Galileo, who was among the most respected musicians of the Renaissance. Traditional Appenine songs like “When you go to Maremma” recounts the difficulties of the farmers who move from the Apennines in the Tuscan countryside, as well as the two Bergamese, “Gasparo Zannelli” and “Suite di Pive di Joan Ambrosio Dalza,” which are two other important examples of sixteenth-century dance music. The Emilian bagpipes are always the protagonists, now playing in unison, now talking to each they recreate a timeless scenario in which dance music becomes a storm door with a distant past and which Pivenelsacco has recovered the deepest soul.
Salvatore Esposito